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Dittatori rivoluzionari esiliati, lo stravagante destino dei sigari cubani
La storia di Cuba è legata a doppio filo con quella del tabacco. L’affascinante ritratto di alcuni personaggi, da Gerardo Machado a Castro, che hanno determinato l’evoluzione del mondo dei sigari
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I
sigari, spesso, hanno davvero uno strano destino:
nascere o trarre ispirazione da eventi negativi o più spesso da personaggi
ambigui e crudeli. Prendiamo ad esempio il sigaro “Macanudo” ancora oggi in
vendita in quasi tutto il mondo e prodotto – nella sua versione moderna – prima
in Giamaica e oggi in Repubblica Dominicana. Questo sigaro nasce a Cuba nel
1868 come linea pregiata dei sigari Punch. Il Macanudo venne creato per
soddisfare i gusti del dittatore Gerardo Machado y Morales, soprannominato“l’asino con gli
artigli”. Il Macanudo di oggi non ha più niente a che vedere con il Macanudo
cubano di allora, non fosse altro che per la provenienza delle foglie. Quando
Machado cadde, nel 1933, purtroppo per gli appassionati di sigari, gli subentrò
Carlos Manuel de Céspedes Y Quesada che non introdusse alcun nuovo sigaro.
Poiché gli amanti del tabacco strepitavano per nuove invenzioni, Carlos Manuel
fu rovesciato in poco più di qualche mese, lasciando il posto a
Ramon Grau San
Martin prima e poi a di fronte al loro poco interesse per il mondo dei sigari,
un ex tagliatore di canna da zucchero che aveva lavorato alle dipendenze del
padre di Fidel Castro, dopo una sfolgorante carriera militare a suon di
promozioni onorarie e attraverso l’ennesimo golpe benedetto dagli americani, si
insediò al potere.
Cominciava l’epoca oscura di
Fulgencio Batista Zaldivar. Batista era crudele al punto
giusto, e l’industria tabacalera rinvigorì. I dazi all’importazione di tabacco
da Cuba salirono alle stelle e il mercato entrò in crisi. Ebbe inizio il primo
grande esodo e molti mercanti, produttori e torcedores lasciarono l’isola per
trasferirsi altrove, beneficiando in tal modo di dazi doganali più morbidi.
Nacquero quindi le prime grandi marche extra cubane e l’industria mondiale del
sigaro ebbe una grande crescita. Dal canto loro gli americani,dopo essersi
pubblicamente indignati per le esagerazioni di Batista,si resero conto che il
prezzo della terra a Cuba era crollato; si comprarono in blocco l’isola
favorendo la nascita di decine se non centinaia, di nuove marche di sigari. Ma
la creatività cubana era andata persino oltre le proprie aspettative.
Non solo l’arrivo di Batista aveva finito per scuotere dalle
fondamenta l’industria del tabacco, ma aveva addirittura gettato il seme per la
più grande e famosa rivoluzione della storia, quella dei Barbudos. E i risultati
di quello che doveva accadere furono a dir poco dirompenti. Nella notte di
Capodanno del 1959 Ernesto Guevara de la Serna, meglio noto come il “Che”, al
comando della colonna militare intitolata a “Ciro Redondo” attaccò e conquistò
la fortezza de La Cabaña, ultimo presidio armato prima de La Habana. Batista era
sconfitto. Fidel Castro si riprese le piantagioni, le fabbriche e le marche dai
proprietari stranieri e le nazionalizzò. Il tutto avvenne con la riforma agraria
del 17 maggio1959 grazie alla quale venne abolito il latifondo. Fu in seguito a
questi eventi che il mondo del sigaro cambiò per sempre.
I proprietari delle marche, ed anche alcuni tra i più grandi esperti di tabacco,
avendo perduto quello che avevano in patria, decisero di partire e di trovarsi
una nuova patria. Alonso Menéndes, ideatore e proprietario di Montecristo,
Upmann e Por Larrañagase ne andò alle Canarie dove finì per ideare una nuova
marca tutt’ora presente: Montecruz. Ramòn Cifuentes, ideatore e proprietario di
Partagas si trasferì in Repubblica Dominicana dove seguitò a produrre i suoi
Partagascon tabacco originario di Santiago del Los Caballeros e della Valle del
Cibao. Si trovò, Cifuentes, in più che discreta compagnia perché nella stessa
valle, più o meno nello stesso periodo, si trasferì pure la famiglia Toraño che
poi estese la propria influenza al Nicaragua e all’Honduras che si arricchirono
in tal modo di una fiorente (e per loro nuova) industria tabacalera di altissimo
livello.
Il Nicaragua accolse un altro grande profeta del tabacco, José Padròn, anch’egli
espropriato di tutto, che lasciò Cuba alla volta di Miami per giungere quasi
subito adEstelì. Quando finirono di scontare il carcere duro a Cuba (sospettati
di collusione con Batista) anche i membri della famiglia Perdomo giunsero in
Nicaragua dove producono da anni una straordinaria linea di sigari con fasce
rossicce (chiamata, appunto,“rosado”). A Miami si fermò invece la famiglia di
Ernesto Perez Carillo, il cui nonno era senatore a Cuba nel 1954. Non si possono
dimenticare i sigari di Juan Sosa, oggi prodotti in Repubblica Dominicana dove
la sua famiglia si rifugiò in esito agli espropri,e caratterizzati da un corpo
pieno e da un equilibrio aromatico eccezionale.
C’è anche chi restò a Cuba, nonostante la rivoluzione, producendo la migliore
marca di sigari cubani della storia. Quest’uomo era Zino Davidoff, anch’egli
comunque costretto all’esilio sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso.
Oggi a Cuba si producono ancora sigari straordinari perché se c’è una cosa che
Cuba non ha mai smesso di regalare al mondo durante tutta la sua storia,è
proprio il tabacco. Ma se non fosse perla sua storia, per i suoi rovesci e per
le sue incredibili vicende, il mondo non conoscerebbe l’altra faccia della
medaglia: quella dei sigari extra cubani.
Testo di Simone Scelsa Vice Presidente della Casa del Habano di Milano
Tratto da B&G (Business & Gentlemen) marzo-aprile 2009
Rivisto e ampliato da Guido Giachino titolare della rivendita 335